1972: uno degli anni
più difficili per il Festival della Canzone Italiana.
IIl festival
passa nelle mani della giunta comunale di Sanremo, che licenzia Ezio Radaelli
e Gianni Ravera, e nomina direttore artistico Vittorio Salvetti. Questi elimina
stranieri e accoppiate di cantanti, e dà maggior peso alla giuria.
I discografici citano in giudizio il Comune. Intanto Claudio Villa crea un
sindacato dei cantanti e cerca di organizzare uno sciopero contro le selezioni
"assolutamente non cristalline". Il tentativo fallisce, e il "reuccio"
dichiara: "Quando vorrò insultare qualcuno lo chiamerò
cantante". Ma c'è un altro problema, ben più importante
delle selezioni: Sanremo non piace più. Il Festival fa vendere sempre
meno dischi: i cantanti italiani primi in classifica nel 1971 (Mina, Battisti
e De Andrè) ne hanno prese le distanze. E del resto i giovani che seguono
i gruppi rock più in auge si rendono conto della distanza siderale
tra i 45 giri sanremesi e gli album di Led Zeppelin, Rolling Stones, Deep
Purple, Emerson Lake & Palmer - per non parlare dei disciolti Beatles.
Incurante, Sanremo '72 premia canzoni non memorabili di Nicola Di Bari e Peppino
Gagliardi, secondo.
Tra le poche
cose da ricordare della XXII edizione della kermesse, tre canzoni sconfitte
in finale: 'Jesahel' dei Delirium di Ivano Fossati, 'Piazza grande' di Lucio
Dalla, 'Montagne verdi' di Marcella.
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