1966, A.Celentano - M.Del Prete - L.Beretta, Ed.Clan/Curci
 


""Quella di Celentano è una canzone bellissima.
Se non ci fosse stato quel Trio ad accompagnarlo…"
(Gigliola Cinquetti, febbraio 1966)

""La ballata di Celentano è molto bella e mi è piaciuta tantissimo,
anche perché la sua storia è un po' quella di tutti noi cantanti.
Non mi aspettavo la sua esclusione.
Forse Adriano era male accompagnato.
A causa delle 'seconde esecuzioni' spesso la finale
è privata di parecchi nomi celebri".
(Bobby Solo, Sanremo '66)



 

La rissa... i tranquillanti... la bocciatura

27 gennaio 1966. Il Molleggiato si sforza di ignorare i segnali di un certo malanimo nei confronti suoi e dell'iper-rappresentato Clan. La mattina si presenta alle prove del Festival in ritardo e con un filo di insolenza ammette di aver dormito della grossa.

Ma il fato, sfidato, comincia a rispondere: mentre suona la chitarra, si rompe una corda. E nel sorteggio gli tocca quella che per molti cantanti è la più ingrata delle sorti: essere il primo ad esibirsi. In serata, chiamato in scena, Adriano sorride al pubblico, ma borbotta: "Ragazzi, che fifa" (in seguito ammetterà: "Quando sono uscito sul palco il cuore mi faceva bum, bum. Poi si è fermato di colpo… e sono morto!"). Attacca a suonare la chitarra, poi si interrompe e dice: "Ripeto".
La pantomima, che si ripeterà anche al Festival del 1970 facendo arrabbiare gli altri cantanti ('In questo modo sta sul palco più tempo e fa entrare subito in testa le prime note del pezzo', è la tesi di Iva Zanicchi), verrà da lui giustificata in questo modo: "Non avevo nessuna intenzione di fare lo spiritoso. Ero preoccupato perché mi mancava il microfono per la chitarra. Quando il valletto me l'ha portato, io ho detto: 'Ah!' E all'orchestra, che già stava attaccando, ho detto appunto: 'Ripeto'. Non era mia intenzione far ridere". Ma intanto l'insofferenza per il cantante cresce. E quando la canzone viene ripetuta dal Trio Clan, accade il disastro.
Come accade a Sanremo da più di dieci anni, la stessa canzone viene eseguita due volte, da artisti differenti. Celentano ha la malaugurata idea di far interpretare 'Il ragazzo della via Gluck' dal Trio Clan, ovvero Gino Santercole, Pilade ed Ico Cerutti. "Sembravamo tre ubriachi"; ha ammesso Santercole in un'intervista alla fanzine Il Celebre. "Andammo per cantare ed eravamo tutti e tre emozionati… Ci notò in questo stato Gino Paoli: 'dai, dai ragazzi…' e ci offrì del whisky, poi passò Adriano che ci vide così e disse: 'Uhè state calmi… che poi cantiamo e chi se ne frega. Se poi vinciamo tanto meglio'. 'Eh, sì, ma noi….'. E allora ci disse: "Tòh, prendete un tranquillante, almeno vi rilassa un po'…', e ne diede uno a testa. Solo che avendo bevuto prima il whisky, questo fece una reazione strana… Eravamo come ubriachi, poi c'ero io che dimenticavo le parole, facevo un casino della Madonna…".
Lo spettacolo che i tre pur bravi musicisti offrono alla platea è abbastanza sconcertante: ondeggiando da destra a sinistra come un trio bavarese, ridacchiando tra una strofa e l'altra, gli amici di Adriano rendono un pessimo servigio alla canzone, e uniti alla messa in scena del leader, insinuano il sospetto che Celentano si stia facendo beffe del Festival (del resto non gli era stato del tutto perdonato il fatto di aver mostrato le spalle al pubblico qualche anno prima). Il risultato: la sera stessa, la giuria boccia 'Il ragazzo della via Gluck', e il comitato di giornalisti si rifiuta di ripescarla.
Scrive Umberto Simonetta nella biografia "Celentano" (Baldini & Castoldi), uscita proprio quell'anno: "Il fratello Sandro ha le lacrime agli occhi, Miki Del Prete è giù in sala e tra poco verrà fermato dagli agenti per schiamazzi di protesta, i giornalisti sorridono anche loro increduli e impietosi, si sente qualche parola di vuoto incoraggiamento: sembra di assistere alle ultime volontà del condannato alla sedia elettrica. L'unico ad essere sicuro è lui: 'Non sono finito', ripete ancora due-tre volte, testardo".
Il Festival si conclude con la rabbia del Clan: "Celentano dimostra di saper perdere, i suoi ragazzi no, e nella serata finale sostengono un po' troppo calorosamente i Ribelli, unici rappresentanti del Clan rimasti in gara con 'A la buena de Dios' (finirà 14ma, cioè ultima delle finaliste). Il baccano in platea continua, e devono intervenire gli agenti di sicurezza. Iva Zanicchi, che si deve esibire dopo i Ribelli, non riesce a cantare e Miki Del Prete viene denunciato a piede libero". (da 'Sanremo è sempre Sanremo', Gigi Vesigna, Sperling & Kupfer)

Qualche giorno dopo, ignaro che alla fine di febbraio il brano decollerà in classifica, Adriano spiega al settimanale "Bolero":
"Prima del festival io dicevo: O vinco, o mi sbattono fuori subito. Mi hanno sbattuto fuori subito, e dico la verità, non ne faccio un dramma. Mi sarebbe bruciato di più se, da finalista, fossi stato poi battuto da qualcun altro. Le giurie, al primo ascolto, non mi hanno capito. Incidente chiuso: sono contento di essere arrivato…ultimo! Sono andato a Sanremo, io che fortunatamente ne posso fare a meno, per l'unica ragione di valorizzare i miei ragazzi. Capita sovente che io offra la mia partecipazione in cambio del lancio dei miei giovani artisti. E' stato così anche per Sanremo. Se non fossi andato io, molto probabilmente i miei Ribelli e il mio Trio non sarebbero stati ammessi al Festival. Sa come è nata l'idea di mandare a Sanremo il Trio Santercole-Pilade-Cerutti? Ci siamo riuniti tutti noi del Clan e ci siamo chiesti: chi di noi ha più bisogno di andare a Sanremo? La risposta è stata quella che sapete. Abbiamo fatto quei tre nomi, e quei tre sono andati. Si sono trovati d'accordo anche Don Backy e la Ragazza del Clan che in un primo tempo erano stati proposti per la ripetizione del mio brano insieme a Gino Santercole".