1966, A.Celentano - M.Del Prete - L.Beretta, Ed.Clan/Curci
 

 


 

Là dove c'era l'erba...

Secondo Bruno Perini, nipote di Celentano, "Oggi la via Gluck, meta di fans incalliti, è tanto anonima che quasi non si vede. E' una viuzza grigia soffocata da mostri di cemento, nati come funghi negli anni '60. Al posto della casa dove abitava la famiglia Celentano c'è un negozio e dove c'era la palazzina del Dazio, tanto presente nei ricordi di Adriano, c'è un marciapiede stracolmo di auto. Il passato si è dissolto sotto il cemento armato. Ai tempi di Adriano, via Gluck era un agglomerato di case, di officine artigianali, qualche magazzino e tanto verde. Una sequela di prati, montagnette e viottoli che si dilungavano fino al naviglio della Martesana. E' lì che Adriano passa i suoi anni migliori, è in quei luoghi, alla periferia di una metropoli non ancora massacrata dalla speculazione edilizia, che sedimenta l'avversione per 'gli alberi di trenta piani', per ogni forma di violenza sul territorio, per la malversazione sull'ambiente".

E' in via Gluck 14 che nasce Adriano, ultimo figlio di Leontino e Giuditta Celentano. Adriano cresce tra le case di ringhiera, e diventa uno dei piccoli protagonisti della vita del caseggiato. Nei primi anni '50 tuttavia la famiglia decide di trasferirsi in tutt'altra zona (via Cesare Correnti, quasi dalla parte opposta della città), e per Adriano è un piccolo trauma. Non fatica a fare amicizia con i nuovi vicini, ma continua a frequentare la vecchia compagnia. Tra i nuovi amici peraltro va menzionato un chitarrista, Giorgio Gaberscik, che un giorno si ritroverà a scrivere una sorta di replica affettuosa ma polemica al compagno di rock'n'roll: 'La risposta al ragazzo della via Gluck'. Nel brano di Gaber, sempre del 1966, il protagonista vive in un palazzo un po' malandato, che viene demolito "per farci un prato. L'amore è bello ma non è tutto, e per sposarsi occorre un tetto. E' ora di finirla di buttare giù le case per farci i prati. Cosa ci interessano a noi i prati! Ma perché non buttano giù i palazzi del centro? Macchè, sempre noi della periferia ci andiamo di mezzo". Curiosamente, Celentano utilizzerà il quartiere amato da Gaber, il Giambellino immortalato in 'Cerutti Gino', per girare il videoclip del 'Ragazzo della via Gluck'.

Comunque, se da un lato Celentano ha trasformato la via dove è cresciuto in una sorta di luogo fantastico, da rimodellare e ricostruire (si pensi alla faraonica ricostruzione televisiva, realizzata dallo scenografo Gaetano Castelli in un capannone di Brugherio per lo show '125 milioni di caz…', con tanto di naviglio), dall'altro non ha mai smesso di frequentare "quelli che sono restati". Il Corriere della Sera è andato a indagare: "Racconta Antonio, ora proprietario di un laboratorio di falegnameria proprio nella casa dove c'è il grande cortile: 'Vede quella fontana là? La signora Daria prendeva Adriano vestito, lo metteva lì dentro e lo lavava strigliandolo forte forte. Tutti noi lo chiamavamo Faccia Sporca'. Gli amici di un tempo raccontano che Adriano era estroso fin da bambino, amava stare in compagnia, pensava a formare un complessino e giocava al biliardo. Raccontano che spesso organizzano rimpatriate, nella pizzeria di via Gluck 10, alle quali lui partecipa volentieri: 'Ha lo stesso spirito di allora, è contento quando ci incontriamo. L'ultima volta, però, prima di Natale, non è riuscito a venire. Ha telefonato e si è scusato, ci ha detto che l'indomani mattina doveva andare a Lugano per registrare un disco con Mina. Però c'erano le due sorelle Maria e Rosy. Loro abitano ancora qui vicino: le case sono di proprietà di Adriano che però non chiede loro l'affitto".