Il
mare crudele della canzone anni '50
"La penetrazione del rock fu lenta e carbonara,
nel paese dei 'papaveri e papere', del 'mare crudele', dei 'cancelli fra
le rose', delle mamme che sono 'la bellezza di un bene profondo/fatto
di sogni, rinunce ed amor'. L'Italia canora è tenacemente avvinghiata
alle lacrime, al 'vecchio scarpone', alle bianche colombe sullo sfondo
di San Giusto e di Trieste nuovamente irredenta". (Guido Vergani,
"Intramontabile caldo respiro del rock", da "La Repubblica",
agosto 1986)
"La canzone all'italiana dei primi anni '50 rappresenta una restaurazione
nella restaurazione. E' insopportabilmente retorica. Gronda, oltre ogni
misura, di lacrime e di sangue. Ne è un esempio davvero tipico
'
E la barca tornò sola' di Ruccione e Fiorelli'. (
)
Intanto la sinèddoche ('legno' per 'barca') che conferisce un che
di grave e misterioso a tutta la situazione - la donna è infatti
per definizione misteriosa e infida. Poi quell''incognita' di incerta
interpretazione: 'sconosciuta'? 'Ignara'? Un latinismo comunque che aggiunge
altro pathos alla scena (e che ben si addice alla donna: chi più
della donna 'ignaro', chi più di lei impenetrabile? Infine l'attributo
di 'straniera', da decifrare liberamente: sia come estranea (all'uomo)
sia più prosaicamente come turista. Ma sempre, nell'un caso e nell'altro,
donna di malaffare: epiteto valido per la donna in generale e per antonomasia
per la donna forestiera.
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Chi
dunque rischierà la vita per salvare una simile femmina, sì
dai capelli d'oro ma per l'appunto infida, impenetrabile - e soprattutto
puttana? Ma i tre uomini, naturalmente, che come tutti gli uomini sono buoni,
bravi, coraggiosi ed altruisti. E affrontano impavidi la morte... La scena
si ripete in tante altre canzoni: ad esempio, 'Il torrente', di Carli-Liman:
ancora una volta l'acqua, ancora una volta la donna falsa, irriconoscente
e ingrata che travolge e crudelmente inganna l'uomo ingenuo
La consegna
è: strappare le lacrime". (Gianni Borgna, "La grande evasione",
Savelli Editore)
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