
Il
festival di Latilla
Apparentemente, il maestro Mario Ruccione
si aspettava di aggiudicarsi il primo premio. Le cronache narrano
di come, dopo la proclamazione, sia rimasto fino all'alba seduto in una
poltrona dell'albergo a lamentarsi dell'interpretazione della melodrammatica
vicenda della 'mamma bianca' e della 'barca nera'
Ma probabilmente
non fu lui a scrivere ben trecento cartoline anonime di minacce a Latilla,
che fu il vero protagonista della kermesse di quell'anno.
Nato a Bari il 7 novembre 1924, Gino Latilla era figlio di un cantante
(Mario Latilla); dopo aver fatto breccia nel cuore degli italoamericani
con una serie di esibizioni oltreoceano (nel 1952 dedicherà a loro
'Un disco dall'Italia', finalista a Sanremo), nel 1953 divenne a pieno
titolo uno dei "moschettieri" dell'orchestra Angelini, la cui
regina, amata sia dal Maestro che da Latilla, era Nilla Pizzi. Nel Festival
di quell'anno fece per la prima volta coppia con Giorgio Consolini, col
quale presentò ben ben quattro canzoni (tra le quali 'Vecchio scarpone'
e 'Tamburino del reggimento').
Fu il Festival del 1954 a consacrarlo divo della canzone: oltre a vincere
la kermesse con 'Tutte le mamme' (tanto per cambiare, con Consolini),
si piazzò al terzo posto con 'E la barca tornò sola'.
Sempre in quell'edizione propose 'Canzoni alla sbarra', 'Una bambina sei
tu', 'Arriva il direttore', 'Piripicchio e piripicchia'. In totale, 6
canzoni: un'onnipresenza che si accompagnava a quella sulle pagine dei
rotocalchi interessati alle contorte vicende sentimentali che si intrecciavano
tra lui, Nilla Pizzi, Carla Boni e il Maestro Angelini. Forse per compensare
tale ubiquità, nei due anni successivi al trionfo Latilla si tenne
lontano da Sanremo - vi avrebbe fatto ritorno nel 1957, interpretando,
tra le altre, 'Casetta in Canadà'. L'ultima partecipazione di rilievo
fu con 'Amare un'altra', cantata con Nilla Pizzi nel 1958. Un titolo profetico,
visto che proprio quell'anno il cantante barese avrebbe definitivamente
preferito (sposandola) la Boni alla Pizzi. Il 1958 fu anche l'anno fatale
del tramonto dei 'melodici' come lui, spazzati da Modugno e dagli 'urlatori'.
Dopo un decennio di graduale ritiro, negli anni '70 Latilla diventò
dirigente della Rai di Firenze.
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