1954, Fiorelli-Ruccione, Ed. Suvini Zerboni

"Il dopoguerra era tempo di Sanremo
e fazzoletti inzuppati di lacrime.
Dentro di me vibrava
un'altra musica, c'era l'America".
Renato Carosone






 

 

Carosone:"e a me che me ne importa"

Secondo Giancarlo Governi, che ha curato uno speciale tv dedicato al cantante napoletano, "Carosone era rimasto colpito dal tono funesto di 'E la barca tornò sola', e dalla storia che raccontava di una mamma nera, una barca bianca, una bionda forestiera. Qualcuno leggeva la canzone in chiave politica, qualcuno in chiave psicanalitica...". Dario Salvatori aggiunge: "Carosone ha ricordato di aver cominciato a provare il brano con poca convinzione e che, solo dopo aver ripetuto due o tre volte il ritornello nefasto, il fido Gegè stremato esplose in uno spontaneo quanto geniale: 'E a me che me ne importa?' (da "Dizionario delle Canzoni Italiane, elleu multimedia).

Pochi mesi dopo il Festival in cui 'E la barca tornò sola' si era piazzata terza, Renato Carosone si rivolse al pubblico televisivo con un sorriso da monello che sta per combinarla grossa. "Voi questa canzone l'avete ascoltata tante volte. Ma non l'avete mai ascoltata come l'ho immaginata io... Ecco: Gegè farà la mamma…". ("Farò la mamma come non l'avete mai vista", dice Di Giacomo, sistemandosi scialle e parrucca) ".…e Piero Giorgetti farà il mare crudele…coi gargarismi" (Giorgetti mostra sorridendo un bicchiere pieno d'acqua).

E fu così che la tragedia marittima partorita da Ruccione si trasformò in irresistibile parodia, con Gegè il batterista a ribattere ad ogni strofa del melodrammatico testo originale intonato da Giorgetti il celeberrimo, strafottente 'E a me che me ne importa' - che oltretutto contribuiva a "muovere" il brano su un nuovo, contagioso ritmo di beguine. La prima metà della pantomima lasciò i telespettatori semplicemente esterrefatti. Ulteriore incredulità di fronte al ritornello 'Mare crudele', cantato con vocette alla Donald Duck (un tipico espediente di Carosone, ottenuto variando la velocità del nastro registrato). Il colpo di grazia furono i melodiosi gargarismi di Giorgetti: moltissimi si indignarono di fronte a chi stava mettendo in burletta Sanremo e le sue canzoni così commoventi. Ma per parecchi fu una liberazione: si poteva ridere di Sanremo, e di canzoni tanto tragiche da risultare tragicomiche.