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    1983, S.Caputo, Ed. Mascheroni/Idiosyncrasy


 


“Di ‘Un sabato italiano’ ho scritto prima la musica, su un giro armonico "classico" di un certo tipo di canzone jazz alla Fats Waller. Poi e' venuto il testo. Scrivevo i testi su pezzi di carta sparsi, man mano che venivano, e i pezzi che poi ritrovavo e riuscivo a decifrare (dato il tasso alcolico dei momenti in cui venivano scritti) diventavano il testo. Mi ricordo di aver fatto sentire il pezzo al telefono a uno dei miei amici e ci siamo commossi tutti e due: è una canzone che descrive la mia vita nei primi anni ’80.

Ero a Roma, non ancora trentenne, professione art director in un'agenzia di pubblicità di giorno, e di notte vagabondo in giro per locali. I ritmi erano demenziali: alle 9 di mattina in ufficio (dove arrivavo in Vespa) a lavorare su campagne più grosse di me. Alle 5 di pomeriggio via a casa, dormitina (mettevo la sveglia per le 9 di sera) poi mi alzavo, mi vestivo e aspettavo il citofono che immancabilmente suonava verso le 9.30, e via in giro con i miei amici (di stampo "vitelloniano" malgrado l'aspetto fricchettone) tutta la notte in giro per scantinati di musica (Folk studio, Murales, Music Inn etc...). Lo scopo di tutto ciò: la musica in generale, ma anche le donne, una ricerca senza fine che a volte si concludeva brillantemente - donne vestite da sera che la mattina alle 7 dovevano uscire da casa mia e passare davanti alla portinaia esterrefatta - a volte meno, con me e i miei amici all'alba, ad aspettare l'apertura dei bar a Trastevere, completamente distrutti.

Poi lasciarsi con la promessa ‘domani non si esce’, volata a casa per una doccia, di nuovo in Vespa in ufficio, e così via, e il citofono che alle 9.30 immancabilmente suonava nonostante le promesse dell'alba precedente. Vita apparentemente frivola, ma in realtà zeppa di ansie generazionali, descritte poi così bene per certi versi dal primo Nanni Moretti, insicurezze di un'età in bilico tra un futuro paurosamente convenzionale, e miti letterari e poetici di sregolatezza e esistenzialismo che spaziavano selvaggiamente da Bukowsky a Pavese”. Tutti temi sviscerati nel 33 giri “Un sabato italiano”, un “concept album” che racconta la storia di un gruppo di amici alle prese con le problematiche legate alla condizione di singles: la ricerca ossessiva dell'amore e insieme la paura di "legarsi", nonché il senso di estraneità rispetto alle regole sociali che stanno prendendo forma nei primi anni ’80.