1983, S.Caputo, Ed. Mascheroni/Idiosyncrasy

 

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Il fetido cortile ricomincia a miagolare,
l’umore è quello tipico del sabato invernale.
La radio mi pugnala con il festival dei fiori
un angelo al citofono mi dice 'vieni fuori'.

Giù in strada per fortuna, sono ancora tutti vivi,
l’oroscopo pronostica sviluppi decisivi.
Guidiamo allegramente, è quasi l’ora delle streghe,
c’è un’aria formidabile le stelle sono accese.

E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano
il peggio sembra essere passato
La notte è un dirigibile che ci porta via, lontano.

Così ci avventuriamo nella Roma felliniana,
equilibristi in bilico sul fine settimana,
e sulle immagini di sempre, nei discorsi e nei pensieri,
dilaga anacronistica la musica di ieri.

Malinconia latente nei momenti più felici,
abissi imperscrutabili le donne degli amici.
E questa storia imprevedibile d’amore e dinamite
mi rende tollerabile perfino la gastrite

E in questo sabato qualunque, un sabato italiano...

E adesso navighiamo dentro un sogno planetario,
il whisky mi ritorna su, divento letterario,
'ma perché non vai dal medico?'
e che ci vado a fare?
Non voglio mica smettere di bere e di fumare.

E in questo sabato qualunque, un sabato italiano,
il peggio sembra essere passato.
La notte è la variabile che ci porta via, per mano,
e in questo sabato qualunque...