A differenza degli anni più recenti, il Festival 2001 è vissuto sul filo dell'incertezza: "Luce" e "Di sole e d'azzurro", cantata da Giorgia, sono separate in classifica da pochissimi voti.


A casa, il pubblico si schiera per l'una o per l'altra, rievocando antiche contrapposizioni (Mina-Milva, Villa-Modugno). Su "Il Giorno", Marco Mangiarotti commenta: "Bello scambio di emozioni, come in una finale di tennis a Wimbledon. Erano le uniche ad avere la canzone, l'arrangiamento e la voce. Un cuore freddo e un cuore caldo. Elisa difendeva il vantaggio di una rincorsa lunga, da dietro, su un pezzo etno-rock alla Peter Gabriel che le consentiva di far esplodere l'anima. Giorgia partiva dal primo posto della sua ultima vittoria: poteva al massimo scendere, ma non se ne capiva il motivo perché la sua canzone è difficile e bella". Secondo Mario Luzzatto Fegiz, del "Corriere della Sera", il podio rispecchia al meglio la realtà della canzone italiana: "Il Festival si chiude con un verdetto assolutamente condivisibile. È stato un testa a testa emozionante quello fra tre prime della classe di altrettanti generi assai diversi fra loro. Elisa istintiva, sperimentale, pittorica e follemente immaginifica (protagonista ieri di una mirabile danza propiziatoria a piedi scalzi), Giorgia campionessa del bel canto in grado di volare sicura fra gli ostacoli del blues e del jazz, cantante di temperamento e personalità. E infine Silvia dei Matia Bazar, la più naïve, quella del piano bar, della tradizione romagnola della balera. (…) Con Elisa ha vinto una avanguardia intelligente e popolare, come accade ogni tanto anche a Sanremo".