Nel
1971, i Pooh sono in un momento molto difficile.
In cinque anni di carriera nel solco del beat italiano, hanno ottenuto un
solo successo: "Piccola Katy" (1968) e hanno subito parecchi cambiamenti
di formazione. Dei cinque che nel 1966 fondarono il gruppo sono rimasti solo
Riccardo Fogli e Valerio Negrini. Questi ricorda: "Eravamo stati fortunati
nel trovare subito una casa discografica, ma non nell'incidere i primi dischi,
'Vieni fuori' e 'Quello che non sai', che non ottennero un grande successo.
Il ghiaccio comunque era rotto, ed in seguito conoscemmo un buon successo
con 'Piccola Katy', un motivo particolarmente ballabile che arrivò
al n.7 in hit-parade".
Ma dopo quella canzone, come spiega Facchinetti, "tornammo nell'anonimato.
Incidemmo altri 45 giri e addirittura due 33, ma i nostri pezzi venivano rimaneggiati
e trasformati: chi ci produceva diceva che era per renderli più commerciali.
Invece non vendevamo neanche mezzo disco. A un certo punto cambiammo casa
discografica e produttore, e questi ci diedero carta bianca. Lì ci
siamo rimboccati le maniche e abbiamo ricominciato da zero".
Decisivo, l'incontro con quello che sarebbe stato il primo produttore musicale
italiano, Giancarlo Lucariello. Questi afferma: "Quando li incontrai,
dissi loro: 'Vi porterò al n.1' - e ne ero davvero convinto".
Dalla collaborazione tra lui e i Pooh nasce quella impronta stilistica che
il gruppo ha conservato e affinato negli anni, e che, rispettando la 'profezia',
dà immediatamente risultati straordinari: dopo essere arrivata seconda
al Festivalbar 1971, dietro "We shall dance" di Demis Roussos, "Tanta
voglia di lei" diventa il primo brano di un gruppo italiano ad arrivare
al n.1 nelle classifiche nazionali - dove sarebbe rimasta per sette settimane.
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