"Di
quella vittoria ho un ricordo ancora vivo: la paura immobilizzante",
ha raccontato Gigliola Cinquetti, che sul palco venne presa da una leggera
ma visibile contrazione ai muscoli facciali del lato sinistro, e pregò
il regista di inquadrarla in modo da non riprendere tale spasmo.
"Dopo l'acclamazione, in camerino, mi guardai allo specchio. Il
primo pensiero fu: un piatto di pastasciutta. Allora mi dissi: 'Gigliola,
comunque vada, il piatto di pastasciutta sarà sempre lo stesso,
la tua vita non cambierà per la gente o per i flash. (
)
Io ho continuato ad andare a letto alle 9 di sera, non guardavo mai
la tv, uscivo con mia sorella: insomma la vita di una sedicenne di allora.
(
) Fu pesante, lo ammetto. Ero giovane, facevo ancora il liceo
artistico e tutto quel successo non fu facile da gestire. Mi ricordo
il primo giorno del Festival, non mi considerava nessuno. Non c'era
un giornalista o un organizzatore che mi guardasse o che mi salutasse.
Fu dura quando la fama mi rotolò addosso, non c'era nessuno a
consigliarmi, a dirmi cosa fare. (
) Non ho compiuto, come la maggior
parte delle mie coetanee, il consueto percorso della vita, non ho avuto
un'infanzia e poi una giovinezza. Il successo mi ha impedito di crescere,
nel momento in cui avevo bisogno di sicurezze c'era troppa gente che
invece le chiedeva a me. Fino a 28 anni fu una vita d'inferno".
Nel 1966 Gigliola Cinquetti rivinse il Festival con "Dio come ti
amo", in coppia con Domenico Modugno: una foto in cui se ne potevano
ammirare le gambe apparve su tutti i giornali, sottolineata da commenti
increduli e sarcastici. L'esistenza della ragazza veronese era già
allora condizionata da "Non ho l'età", brano che, soprattutto
con l'avanzare degli anni della contestazione, era visto come emblema
dei valori più tradizionali e passatisti della cultura italiana.
La giovane Gigliola che la interpretava veniva contrapposta a Mina o
Patty Pravo, ideali femminili considerati molto più complessi
e moderni. Ha scritto Marinella Venegoni, critico de "La Stampa":
"La Cinquetti resta un'icona immobile della canzonetta: è
la mamma di Nikka Costa che cantava 'On my own', la zia di Cristina
D'Avena e Ambra, malinconicamente dimenticate appena passata la malattia
dell'adolescenza".
Difficile uscire da tale personaggio, conferma la cantante. "Ci
fu una campagna denigratoria contro di me quando si seppe che avrei
votato radicale, il partito del divorzio e dell'aborto". Né
serviva a molto cantare canzoni di Brassens e Piero Ciampi, o essere
difesa dall'insigne musicologo Massimo Mila perché canzoni come
"Non ho l'età" affermavano "verità modeste,
che però permettono di vivere, di tirare avanti tutti i giorni".
Gli altri suoi successi (ad esempio, 'Sì', con cui entrò
nelle xenofobe classifiche inglesi, "Chiamalo amore", terza
a Sanremo nel 1985) non hanno mai disgiunto il suo nome da quello della
canzone che la rese celebre.
Forse anche per questo, la sua attività musicale si fece saltuaria
(ultima importante rentrée, "Giovane vecchio cuore",
scritta da Giorgio Faletti e presentata a Sanremo nel 1995). Gigliola
si è cimentata con forse maggiore serenità con le attività
di giornalista, presentatrice, e, recentemente, attrice teatrale e cinematografica.
Quando nel 1997 fu invitata in tv per ricantare il suo grande successo,
rispose ironicamente: "Grazie, ora l'età ce l'ho".
(fonti: intervista di Laura Putti da "La
Repubblica" e di Laura Carassai dal volume "Sanremo 50")