ascolta il brano


1964, Panzeri-Colonnello-Nisa

“Il mio primo, forte ricordo sanremese risale al '64, cuore dell'evo in bianco e nero e della mia infanzia. Patii fino alle lacrime la vittoria di Gigliola Cinquetti ai danni di Bobby Solo. Confortato dall'opinione di mio fratello, allora già adolescente, quel verdetto mi parve un'usurpazione. Lo slow presleyggiante del giovane Solo si identificava con la incombente musica giovane, con i mangiadischi, le trepide festicciole, i juke-box. La lagna virginale della Cinquetti (graditissima ai genitori) gli si sovrappose come un veto pudibondo. Gli anni si incaricarono di confondere le carte; messi alle strette dal cambio d'epoca, la Gigliola divenne una bella signora emancipata, Bobby rimase a gorgheggiare strane cose, perfino messicane, surclassato dal beat e dai capelloni. Ma allora, nel fatidico '64, lo choc fu inenarrabile, una specie di restaurazione a tradimento, un rimangiarsi lo slancio liberatorio del '58, quando Modugno e ‘Nel blu dipinto di blu’ stracciarono la favorita ‘Edera’ di Nilla Pizzi, e pareva sepolta per sempre la melodia tradizionale italiana, col suo belporgere, il suo profumo d'amido…”
(Michele Serra)

"Io ero un novizio quando arrivai a Sanremo. Assieme a Piero Focaccia e
Gigliola Cinquetti venni alloggiato in un sottoscala dell'Hotel Royal. La mattina
dopo la trasmissione, ci furono 300.000 richieste per il mio disco, 300.000 per la
Cinquetti e altrettante per Focaccia. Così, grazie al successo ottenuto, ci
trasferirono in una suite all'ultimo piano dell'Hotel”.
(Bobby Solo)

“Tutti pensate che vincerà Modugno o Paul Anka, e invece vincerà Gigliola Cinquetti".
(Sanremo, 1964: prima della finale, Mina commenta le canzoni del Festival con i giornalisti)

“Una grande interpretazione fa sì che un giurato venga più coinvolto. Penso ad esempio a Gigliola Cinquetti che conquistò con il suo candore di bambina”.
(Iva Zanicchi)

“Non voglio che mia figlia diventi un mostro sacro, voglio che finisca la scuola”.
(La mamma di Gigliola dopo la vittoria)

“Spesso i miei amici mi hanno chiesto perché mi ostinassi a cantare ‘Non ho l'età’, perché non avessi invece scelto un repertorio meno popolare. Come facevo a spiegare che ‘La vie en rose’, che loro trovavano così raffinata, ai suoi tempi era una canzone davvero popolare?”
(Gigliola Cinquetti)