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Oltre al sempiterno amore, i temi prevalenti nella canzone italiana degli anni ’30 sono la guerra (si pensi al filone coloniale di “Faccetta nera” e “Carovane del Tigrai”) e la campagna.

A incoraggiare gli autori verso tali argomenti è il Ministero della Cultura Popolare, il famoso “Minculpop”: è noto il sentimento di favore che il Duce prova nei confronti del mondo agricolo, cui fa da contraltare l’avversione per l'inurbamento, fonte di corruzione morale (e di crescita culturale, potenzialmente pericolosa per il regime).

Il clima favorisce quindi la nascita di brani che esaltano le virtù delle singole regioni d’Italia, o che consigliano apertamente: “Se vuoi goder la vita, torna al tuo paesello / che è assai più bello della città". Sono parole di “Se vuoi goder la vita”, scritta nel 1940 da Bixio e Cherubini, e portata al successo dalla voce tenorile di Carlo Buti.

Proprio il toscano Buti fu interprete del più grande successo ascrivibile al filone “strapaesano”: una ballabilissima polka creata da C. Bruno ed Eldo Di Lazzaro.
Quest’ultimo, in particolare, aveva messo in musica le virtù della “Romanina” e di “Rosabella del Molise”. In “Reginella campagnola” il molisano Di Lazzaro adottò come eroina una contadina dell’“Abruzzo d’or”: la pastorella di Di Lazzaro, che scendeva in città con l’asinello ma poi tornava dalle amiche al paesello, era solita cantare con voce armoniosa:
“Se vuoi vivere felice, vieni a vivere quassù”.
Il brano sembra scritto appositamente per il gaio suono della fisarmonica, e non a caso è diventato un classico dei balli contadini. Forse inconsapevoli della sua origine, alcune tifoserie calcistiche ne hanno adottato l’aria per intonare ritornelli dedicati al campione o all’avversario di turno.








1938, E.Di Lazzaro C.Bruno, Ed. Melodi/Di Lazzaro




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