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Peppino
Gagliardi



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"Ho
partecipato a 21 Sanremo. E venti volte mi hanno eliminato prima della
finale... Ero così abituato alla cosa che lasciavo la valigia all'addetto
bagagli della stazione, in modo da non perdere tempo e tornare a casa
la sera stessa", ha raccontato Carlo Alberto Rossi, che pur essendo
uno dei maggiori autori italiani non è mai stato premiato dal Festival
della Canzone. "Sanremo era legata a una certa immagine musicale,
io mi trovavo sempre su altre coordinate. Nel 1953 'Acque amare' ottenne
due minuti di applausi, e tutti erano convinti che avrebbe vinto - invece
ottenne due voti!".
Al Festival del 1966, 'Se tu non fossi qui' - scritta da Rossi e con
un testo di una delle sue abituali collaboratrici, Marisa Terzi - fu portata
dal 26enne Peppino Gagliardi e Pat Boone. Secondo il "Dizionario
della Canzone Italiana" di Dario Salvatori (elleu multimedia), "La
bellezza della canzone schiacciò la personalità sia di Gagliardi
che di Boone, un bizzarro caso di sex symbol acqua e sapone che piaceva
anche alle nonne (lo chiamavano 'il cantante che bacia solo la moglie').
La versione di Gagliardi era buona, ma lui non era ancora abbastanza noto
e le sue doti vocali passarono pressoché inosservate".
Già titolare di uno show televisivo decennale negli USA, Boone
era già stato in Italia per partecipare al Musichiere. "Ma
non credevo che Sanremo fosse una cosa così grossa: pensavo che
un cantante professionista come me, abituato ai pubblici più vasti,
non dovesse aver paura del palcoscenico", confesserà in seguito
l'interprete di 'Love letters in the sand'. "Mi stupivo vedendo i
miei colleghi italiani che non mangiavano, prendevano tranquillanti e
cose del genere. Poi sono andato in teatro e sono stato contagiato, mi
sono diventate molli le gambe al momento di andare davanti al microfono".
Nulla in confronto a quanto capitò al suo partner: una volta sul
palco, Gagliardi estrasse da una tasca del panciotto un rosario, e cantò
tenendolo stretto ma ben visibile tra le mani - provocando le ire di Mike
Bongiorno, il quale dietro le quinte sbottò: "E' una cosa
vergognosa. Giuro che domani sera li perquisisco tutti, uno per uno".
Gagliardi viene bocciato - ma la sua canzone viene ripescata dalla giuria
dei giornalisti. Alla notizia, il cantante napoletano perse i sensi. L'anno
prima, peraltro, era svenuto alla notizia di essere stato bocciato.
In finale, 'Se tu non fossi qui' ottenne 8 voti, classificandosi nona.
Ma nel giro di poche settimane, venne riscattata da Mina, che la fece
riarrangiare da Franco Monaldi. Racconta Rossi: "Mina la conoscevo
da quando si chiamava Baby Gate, era un po' ye-yè, e cantava in
quella sua specie di slang, 'Neh-suno, neh-suno
' Dopo 'Le mille
bolle blu' (1961) non era più andata a Sanremo, ma le piaceva pescare
le migliori canzoni eliminate, per rilanciarle. Con i miei pezzi lo ha
fatto diverse volte: ad esempio nel 1965 con 'E se domani', e nel 1968
con 'Che vale per me'", ha fatto notare Rossi.
Effettivamente, da 'Nessuno' in poi, la cantante cremonese ha sempre trovato
il modo di individuare piccole perle immancabilmente sfuggite alla giuria
del Festival, e di farle proprie (nel 1967 sarebbe toccato a 'L'immensità',
nel 1968 a 'La voce del silenzio'). Del resto nella sua discografia le
"cover" di canzoni già sfruttate da altri esecutori sono
in stragrande maggioranza (mentre è pressoché assente l'idea
di un autore di fiducia). Così, nel febbraio 1966 Mina pubblicò
un 45 giri contenente il suo personale 'meglio di Sanremo', con 'Se tu
non fossi qui' e 'Una casa in cima al mondo', che era stata proposta da
Pino Donaggio e Claudio Villa, rendendo giustizia ad entrambe.
Da segnalare infine che un recente rilancio del brano (evidentemente
abbinato ai 'ripescaggi') è avvenuto grazie al film di Gabriele
Muccino 'L'ultimo bacio', all'interno del quale la canzone è cantata
addirittura da Stefania Sandrelli.
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