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Il primo playback -

Villa vinse il suo primo Festival in circostanze a dir poco melodrammatiche.

 

1955, M.Ruccione-G.Fiorelli, Ed. Suvini Zerboni

 

Questo il suo racconto: "Dopo la prima serata, che aveva già decretato il trionfo di 'Buongiorno tristezza', al momento di uscire dall'albergo Londra venni colpito da un febbrone da cavallo che mi costrinse a restare in camera. A nulla valsero i reiterati tentativi del maestro Razzi di riportarmi davanti ai microfoni. Nonostante tutta la buona volontà, non ne avevo minimamente la forza. Oltretutto la mia afonia era tale che, se anche avessi voluto, non avrei potuto non dico cantare ma nemmeno aprir bocca. A distanza di più di trent'anni, non so darmi una spiegazione di cosa fosse effettivamente successo. Forse, a parte l'influenza, pesò su di me anche un fattore emotivo: solo da un anno, infatti, avevo cessato le cure pneumotoraciche, e questo, probabilmente, mi creava dei problemi nei confronti dei miei colleghi. Ma questi sono ragionamenti fatti col senno di poi…

Fatto sta che non potei muovermi dal letto. A quel punto il maestro Razzi decise, tra la costernazione generale, che al mio posto avrebbe cantato… il disco. Quel che era certo è che il festival non si sarebbe potuto fermare. Per nessuna ragione. Ancor oggi trovo che fu una saggia decisione. E così tutta l'Italia televisiva assistette immobile, e con il fiato sospeso, alla esibizione del mio disco. Anzi, sul teleschermo la mia voce si sentiva nitidamente ma non si vedeva il disco che girava.

Dal punto di vista psicologico fu un gran colpo. Mezza Italia era in lacrime e attendeva trepidante di conoscere la sorte che mi era stata assegnata. 'Come andrà a finire?', si domandava la gente. 'Lo squalificheranno?' Io intanto ero chiuso nella mia stanza con accanto fasci di giornali e cineoperatori pronti a cogliere anche la più impercettibile delle espressioni patetiche che si fosse stampata per caso sul mio volto.

I soliti maligni dissero poi, a cose fatte, che io avevo vinto perché con quell'espediente ero riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico. Ora, a parte il fatto che il pubblico era già largamente dalla mia parte, figuratevi se io avevo bisogno di questi mezzucci per vincere il Festival!"

In effetti, un altro tipo di malignità è quello suggerito dal giornalista musicale Dario Salvatori, secondo il quale il divo si inventò la malattia come alibi durante una burrascosa telefonata alla moglie che sospettava (non a torto, pare) una sua scappatella.


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