Questo
il suo racconto: "Dopo la prima serata, che aveva già decretato
il trionfo di 'Buongiorno tristezza', al momento di uscire dall'albergo
Londra venni colpito da un febbrone da cavallo che mi costrinse a restare
in camera. A nulla valsero i reiterati tentativi del maestro Razzi di
riportarmi davanti ai microfoni. Nonostante tutta la buona volontà,
non ne avevo minimamente la forza. Oltretutto la mia afonia era tale
che, se anche avessi voluto, non avrei potuto non dico cantare ma nemmeno
aprir bocca. A distanza di più di trent'anni, non so darmi una
spiegazione di cosa fosse effettivamente successo. Forse, a parte l'influenza,
pesò su di me anche un fattore emotivo: solo da un anno, infatti,
avevo cessato le cure pneumotoraciche, e questo, probabilmente, mi creava
dei problemi nei confronti dei miei colleghi. Ma questi sono ragionamenti
fatti col senno di poi
Fatto sta che non potei muovermi dal letto. A quel punto il maestro
Razzi decise, tra la costernazione generale, che al mio posto avrebbe
cantato
il disco. Quel che era certo è che il festival
non si sarebbe potuto fermare. Per nessuna ragione. Ancor oggi trovo
che fu una saggia decisione. E così tutta l'Italia televisiva
assistette immobile, e con il fiato sospeso, alla esibizione del mio
disco. Anzi, sul teleschermo la mia voce si sentiva nitidamente ma non
si vedeva il disco che girava.
Dal punto di vista psicologico fu un gran colpo. Mezza Italia era in
lacrime e attendeva trepidante di conoscere la sorte che mi era stata
assegnata. 'Come andrà a finire?', si domandava la gente. 'Lo
squalificheranno?' Io intanto ero chiuso nella mia stanza con accanto
fasci di giornali e cineoperatori pronti a cogliere anche la più
impercettibile delle espressioni patetiche che si fosse stampata per
caso sul mio volto.
I soliti maligni dissero poi, a cose fatte, che io avevo vinto perché
con quell'espediente ero riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico.
Ora, a parte il fatto che il pubblico era già largamente dalla
mia parte, figuratevi se io avevo bisogno di questi mezzucci per vincere
il Festival!"
In effetti, un altro tipo di malignità è quello suggerito
dal giornalista musicale Dario Salvatori, secondo il quale il divo si
inventò la malattia come alibi durante una burrascosa telefonata
alla moglie che sospettava (non a torto, pare) una sua scappatella.