"L’Italia è un paese dalla memoria sempre più corta: dimenticare le cose belle è un peccato, ma dimenticare le cose cattive e sbagliate è ancora più grave e pericoloso." (Ettore Scola)

Il panorama cinematografico degli anni ottanta non è
memorabile.
La ricerca intrapresa nel decennio precedente pare non
trovare continuità: prevalgono opere singole di ricerca
personale, di forte impatto fotografico ed espressivo.
Basti pensare a Bertolucci con "L’ultimo imperatore" o ad Olmi con "La leggenda del santo bevitore".
Il cinema “impegnato” entra in crisi di fronte alla realtà complessa e difficile rappresentata dalla fine degli anni di piombo, ma anche a fronte di un mancato ricambio generazionale. Tra le pellicole del periodo, La famiglia (1987) di Ettore Scola è forse una delle meglio riuscite: una intelligente e sensibile commedia.

La trama:
E’ la storia di Carlo, professore di italiano in pensione, e della sua famiglia dal 1906 al 1986. Il film prende spunto da una foto di gruppo scattata nel 1906. Molti i personaggi e le vicende generazionali di una famiglia borghese nel loro succedersi dimesso e quotidiano negli anni: l'avvicendarsi delle generazioni, battesimi, nozze, lutti. E’ la vita trascorsa tra generazioni che si avvicendano mentre all'esterno la storia scorre.
Il film termina in occasione della festa di compleanno di Carlo nel 1986 in cui viene scattata un altra foto-ricordo di famiglia.

Tra i personaggi: Aristide, un padre pittore dilettante; una madre cantante mancata; il nonno Carlo anche lui professore; tre zie zitelle, Margherita, Luisa, Ornella; intorno a Carlo: Giulio, un fratello che si lascerà poi coinvolgere dal fascismo; Beatrice, una ragazza che si reca da lui a lezioni di ripetizione e che diventerà sua moglie, la sorella di lei, Adriana, una giovane pianista di cui Carlo rimane segretamente innamorato anche dopo esser diventato marito e padre; la cameriera Adelina, poi moglie di Giulio, figli, nipoti, figli dei nipoti.

La famiglia è forse il film più rappresentativo di Ettore Scola sia per lo stile che per gli argomenti trattati.
Il film è girato quasi interamente in un appartamento, senza mai creare un effetto claustrofobico.
Nella commedia non accade mai nulla di particolarmente sconvolgente e forse questa è la sua forza, dettata da una quotidianità sempre uguale a se stessa con il passare degli anni. E’ un film sul tempo che passa. Scola sembra spiare dalla finestra la storia di un secolo con estrema sensibilità. Per certi versi è come se il tempo si fosse fermato, ma passasse inesorabile in un continuo presente. L'interpretazione di Vittorio Gassman è memorabile, come quella dell’intero cast che sembra una vera famiglia. Parte di questo cast verrà utlizzato dallo stesso Scola nel 1998 in un altro film, "La cena", penultima pellicola di Vittorio Gassman.

Premi:
CANDIDATO ALL'OSCAR PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO (1987).
NASTRO D'ARGENTO 1987 ALLA REGIA
DAVID DI DONATELLO 1987: MIGLIOR REGIA (ETTORE SCOLA), MIGLIOR FILM, MIGLIOR ATTORE (VITTORIO GASSMAN), MIGLIORE SCENEGGIATURA (RUGGERO MACCARI, FURIO SCARPELLI ED ETTORE SCOLA), MIGLIOR MONTAGGIO (FRANCESCO MALVESTITO), MIGLIOR MUSICISTA (ARMANDO TROVAJOLI).