1992 - P.Conte, Ed. Sugarmusic/L'alternativa

 

 

 

la scheda

   

Il testo

 

Dicono che quei cieli siano adatti
ai cavalli e che le strade
siano polvere di palcoscenico

Dicono che nelle case donne pallide
sopra la vecchia "singer" cuciano
gli spolverini di percalle,
abiti che contro il vento stiano tesi
e tutto il resto siano balle,
vecchio lavoro da cinesi... eh... eh...

Dicono che quella vecchia canzoncina
dell'ottocento fa sorridere
in un dolce sogno certe bambole
tutte trafite da una freccia indiana,
ricordi del secolo prima,
roba di un'epoca lontana,
epoca intravista nel bagliore bianco
che spara il lampo di magnesio
sul rosso folle del manganesio... eh... eh...

Indaco era il silenzio e il Grande Spirito,
che rallentava la brina, scacciava
i corvi dalla collina...
come una vecchia cuoca in una cucina
sgrida i fantasmi dei buongustai
in una lenta cantilena...
lasciamo stare, lasciamo perdere, lasciamo andare
non lo sappiamo dov'eravamo
in quel mattino da vedere... eh... eh...

Dov'eravamo mai in quel mattino
quando correva il novecento
le grandi gare di mocassino...
lassù, sul palcoscenico plestocenico,
sull'altopiano preistorico
prima vulcanico e poi galvanico...
dicono che sia tutta una vaniglia,
una grande battaglia,
una forte meraviglia... eh... eh...

Galvanizzato il vento spalancava
tutti i garages e liberava
grossi motori entusiasmati...
la paglia volteggiava nell'aria gialla
più su del regno delle aquile
dove l'aereo scintilla...
l'aereo scintillava, come gli occhi
dei ragazzi che, randagi,
lo guardavano tra i rami dei ciliegi... eh... eh...