2000, A. Bonomo, Ed. Tiber


Alessio Bonomo

 

“Si resta assai perplessi all'ascolto. Potrebbe essere una interessantissima
provocazione o una perfetta idiozia. Voto: ?”

(Ernesto Assante e Gino Castaldo, “Repubblica”, 25 febbraio 2000)

“Il brano più originale del festival, una performance sonora straordinaria,
accompagnata da un testo crudo e tagliente. Non canzone, ma prosa ritmica”
(Ernesto Assante e Gino Castaldo, “Repubblica”, 26 febbraio 2000)


Succede, a volte, che la critica musicale sia spiazzata da certi artisti.

E’ molto probabile che questo fosse uno degli intenti del cantautore napoletano presentatosi a Sanremo tra le “Nuove Proposte” con una canzone fuori dagli schemi – nonostante la dichiarazione: “Questo è il mio modo di esprimermi, non potrei e non saprei fare altro. Ho scritto il mio brano di getto. Parte da una sensazione forte e dal modo di dire ‘ognuno ha la sua croce’. Da lì ho scritto in maniera istintiva. Anche la musica è nata istintivamente. E’ ossessiva come il testo: manca il ritornello. Sapevo che era una scelta rischiosa, ma l’ho voluta così".
Vale la pena di esaminare altri articoli relativi all’esibizione di Bonomo al Teatro Ariston: “Ieri la curiosità era tutta per la ballata folk rock di Padre Alfonso Maria Parente, per le croci piantate da un marginale e bravissimo Alessio Bonomo ("La croce"). Un poeta visionario e violento”. (Marco Mangiarotti, “Il Giorno”)
“Il pugno nello stomaco e' arrivato dall'indecifrabile napoletano Alessio Bonomo, studente di filosofia, con qualcosa che non appartiene a nessun genere: una invettiva intitolata ‘La croce’ su un ritmo ipnotico e una melodia semirecitata in cui spicca la frase ‘roba da spaccare un palo in mezzo agli occhi’. Alessio Bonomo abbaia un disagio nuovo, profondo, attraverso una metafora: ciascuno di noi falegname, fabbricante di croci che finiscono addosso al prossimo”.
(Mario Luzzatto Fegiz, “Il Corriere della Sera”)
“Ogni anno la sala stampa sceglie un agnello sacrificale. L'anno scorso era il turno del povero Massimo Di Cataldo, che a causa della sua ‘Come sei bella’ è stato insultato dai giornalisti per tutto il Festival.
Quest'anno, invece, tutti si sono accaniti contro Alessio Bonomo, in gara con ‘La croce’, più parlata che cantata. Gridolini, urla, ilarità generale: il giovane ‘cantante’ non è stato risparmiato. Del resto, come Alessio ci insegna, ‘Ognuno ha la sua croce’. Lui è la nostra…” (Dal sito “Rockol.it”)

 

  A ilarità e sconcerto segue evidentemente un ripensamento, visto che il premio della critica intitolato a Mia Martini (espresso mediante un referendum fra tutti i giornalisti accreditati al Festival) vede Bonomo piazzarsi al secondo posto. Meno favorevole invece il responso della giuria popolare: il cantautore partenopeo si classifica a una notevole distanza dalla vincitrice Jenny B. (al quindicesimo posto). La cosa non lo turba: “Non ho un giudizio sul Festival in generale. Lo vedo come un posto dove una persona fa sentire quello che fa. Quindi alla fine si possono dire diecimila cose ma ciò che conta è che in quei 3 minuti, mentre tutti stanno zitti e tu canti, ognuno esprime quello che è, e se si ha qualcosa da dire, anche il Festival va bene”.
Caterina Caselli svela a “Repubblica.it” un retroscena: “Parlando con Alessio Bonomo, gli ho chiesto come si sentisse, che cosa provasse, quali fossero le sue sensazioni prima del debutto a Sanremo. Lui mi ha risposto: 'Mi sembra di essere sul set di un film di Fellini'. E’ esattamente la sensazione che ho provai io quando debuttai con ‘Nessuno mi può giudicare’. (…) Bonomo è un poeta vero, un osservatore, un artista sensibilissimo e sincero che guarda il mondo sempre con quel tocco di poesia in più. Obiettivamente ‘La croce’ è un bel pezzo. Soprattutto il testo è molto forte e per certi versi anche choccante. L'unica difficoltà è stata quella di adattare la poesia alla musica".
Un contributo in tal senso è venuto probabilmente da Fausto Mesolella degli Avion Travel, produttore del primo album di Bonomo. “Con lui è stato davvero bello lavorare perché finalmente non mi sono trovato davanti ad un arrangiatore, visto che il mio modo di lavorare, di concepire musica non è conciliabile con i classici arrangiatori”.