1987 - P.Conte, Ed. Sugarmusic/L'alternativa

 





 

Paolo Conte



 

Una delle canzoni di Paolo Conte più amate dai suoi estimatori e più conosciute all'estero (in Olanda, dove è uscita come singolo, ha addirittura ottenuto il disco di platino), 'Max' sembra imparentata con un brano composto qualche anno prima, 'Hemingway'.

Entrambe si aprono con un testo appena accennato, un tentativo di confrontarsi con un mistero al quale segue un'apparente rinuncia, e allora Conte lascia che sia la musica a comunicare quanto le parole riescono a malapena ad evocare. E la musica prende il sopravvento con un incedere che potremmo definire "a spirale": il crescendo di una frase che ritorna su se stessa, e riparte ogni volta un po' più forte. "La ripetizione in Conte risponde a un'autentica urgenza espressiva, qui il crescendo ha la stessa funzione incantatoria e magica che ha nel Bolero di Ravel: lo scopo è di portarci altrove, in luoghi mai visti, o meglio inauditi", ha scritto Paolo Damiani in "Paolo Conte, 60 anni da poeta": 'Un brano lucido e tranquillo, forse folle come le sue 17 battute. Migliore mi sembra la versione live, meno pesante il crescendo finale e più convincenti i timbri dei sassofoni soprano e tenore rispetto agli archi (presumibilmente campionati) della versione in studio. Davvero trascinante la coda, solo strumentale. (…) Ci sono due temi, il primo di nove battute, esposto dal tenore; il secondo di otto, con il soprano. Le due melodie portano lontano, forse Max non è così tranquillo come vuol farci credere: 'Fammi scendere, Max…' Il brano è semplice ed efficace al tempo stesso. Presenta alcune particolarità strutturali, un giro di 17 battute e il canto che si ferma dopo 13, due numeri piuttosto particolari, carichi di significati".

Interessanti anche le annotazioni sul testo svolte da Paolo Jachia nel libro "La canzone d'autore" (Feltrinelli): "Conte ha un gusto straordinario per il suono evocativo delle parole e per la potenzialità che hanno di essere incantatrici; va aggiunto che il suo è un procedimento prima musicale poi logico-testuale, ma sempre guidato da una strategia sensuale ed evocativa. Il testo di 'Max' è composto di pochi versi, di cui nessuno sembra avere un senso compiuto. 'Fammi scendere, Max, vedo un segreto avvicinarsi qui'. Potrebbe essere la morte il segreto, il mistero, oppure… In realtà è solo la musica a darci una spiegazione (una non-spiegazione): di quello che accade: è una musica dove si sente quanto Conte abbia studiato la tecnica ipnotico-musicale di Ravel, il suo crescere a spirale fino a inghiottire il tempo e il senso. Questo è Max e il suo mistero, ma 'la semplicità non semplifica' e il mistero della vita, della morte, dell'amore 'non si spiega'; ed è la musica che si ripete ossessivamente a portarci via, ad ammaliarci in un altrove assoluto, e infatti, cadute in fretta le parole, la musica della canzone potrebbe non finire mai. Un particolare lessicale: la parola 'segreto' richiama altre parole semanticamente vicine a questa e che con questa costituiscono - al di là degli esotismi - la vera 'ossatura' delle canzoni di Paolo Conte, ossia: mistero, arcano, algebrico, incantesimo, abisso, oscurità, parlare difficile, rebus, ancestrale, silenzio, eternità, enigma, illogico, nonsense, insomma 'una canzone che diceva e non diceva'".
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