1984 - P.Conte, Ed. Sugarmusic/L'alternativa

 





 

Paolo Conte



 

Per ogni album intitolato "Paolo Conte" (1974, 1975, 1984), c'è una canzone che parla del Mocambo: locale avvolto, fin dal nome, da un'aura mitica, ma teatro di un mitico insuccesso - umano e imprenditoriale. 'Gli impermeabili', del 1984, è l'ultimo atto di tale trilogia iniziata con 'Sono qui con te sempre più solo' e proseguita ne 'La ricostruzione del Mocambo'. Il protagonista, spiega il medesimo Conte, è "Un uomo del dopoguerra che sogna al di là delle sue possibilità. Potenzialmente portato verso l'avventura, economicamente e sentimentalmente destinato al fallimento. Un uomo che ricomincia ogni volta a ricostruire sulle proprie rovine, e che, immancabilmente, rifà gli stessi errori.

E' proprietario di un bar che ha il favoloso nome di Mocambo. Di fatto, un misero locale. In pieno fallimento, trova comunque il curatore che gli offre un caffè e, bevendo insieme questo caffè, i due si abbandonano alla solitudine e all'incomunicabilità". La stessa incomunicabilità che affligge ogni legame sentimentale del protagonista, destinato a rifugiarsi nei propri sogni 'chiuso in sé, sempre di più'. Pure, ne 'Gli impermeabili', che è anche la canzone più ritmicamente incalzante della trilogia, nello scenario piovoso pare aprirsi uno spiraglio: "Ricomincerà, parlando piano tra noi due". Forse Conte ha deciso di concedere una chance all'elegante fallito? Una sua dichiarazione cancella ogni speranza: "'Gli impermeabili' è la visione notturna del mondo di avventura che chiama ancora una volta, che fa uscire il protagonista sotto la pioggia per l'ennesima ricostruzione del Mocambo e per l'ennesimo fallimento. (…) In seguito, non ho più scritto altre storie di questo individuo, perché si è messo in società e ciò sarebbe costato troppi caffè al curatore… " (da: "Conte - 60 anni da poeta", a cura di Enrico De Angelis, Franco Muzio Editore).
A quanto pare, nello scrivere il brano l'artista astigiano è partito dalla frase-chiave: "Come piove bene sugli impermeabili".

Lo schema della canzone richiama quello di 'Hemingway' e 'Max', due delle sue canzoni più amate. Il testo è breve, tanto che dopo un minuto e mezzo circa, la storia è già raccontata e al posto delle parole sale la musica, una melodia "circolare" con un'idea di crescendo che a ben guardare rimane volutamente sul posto. "Mi arrischio a dire che è una delle mie musiche migliori, un'aria di gusto americano moderno". Ad eseguirla, Conte chiamò alcuni dei suoi complici preferiti: musicisti di rango come Antonio Marangolo al sax, Jimmy Villotti alla chitarra, Ares Tavolazzi al basso, Ellade Bandini alla batteria, Mimmo Turone alle tastiere.