"La prima volta che sono venuta al Festival,
con "Caffè nero bollente", era il 1981, preistoria.
Meglio non ricordare com'ero vestita".
(Fiorella Mannoia)


1981 - A.Coggio - R.Davini - M.Cavallo - Suvini Zerboni/Calicantus

 

 



Un'immagine dalla copertina del 45 giri
"Caffè nero bollente".



 

 

 

Nonostante una carriera di cantante più che decennale, iniziata nel 1967 al Festival di Castrocaro, nel 1981 Fiorella Mannoia non è un nome noto al grande pubblico. Il successo, nonostante un vago riscontro radiofonico per il 45 giri "Scaldami" e il discreto successo del brano "Pescatore", nel quale è ospite di Pierangelo Bertoli, sembra lontano - non a caso la Mannoia affianca all'attività di cantante quella di controfigura cinematografica (per Monica Vitti e Candice Bergen) e modella.

Quando nel 1981 partecipa al Festival di Sanremo, deve farlo nella sezione "Giovani", con un brano scritto da Antonio Coggio, Roberto Davini e Mimmo Cavallo. "Caffè nero bollente" si rivela il pezzo più adatto alla sua personalità: Fiorella dà voce a una donna inquieta e insoddisfatta, rabbiosa nel cantare le strofe, in preda a una sottile angoscia nel ritornello. Il testo è decisamente audace, per l'epoca: "Io come Giuda so vendermi nuda: da sola sul letto, mi abbraccio, mi cucco (…) non ho bisogno delle tue mani, mi basto da sola". L'autoerotismo, già protagonista del brano "L'America" lanciato l'anno precedente da Gianna Nannini, irrompe con decisione sul palco di Sanremo. "Con quest'inno alla masturbazione e al separatismo femminile le distanze dai vecchi Festival di Nilla Pizzi ma anche di Betty Curtis diventano abissali, incolmabili" ("Storia della Canzone Italiana, Gianni Borgna, edito da Mondadori).
Autore del testo, su musica di Rosario De Cola, è Mimmo Cavallo, cantautore napoletano che ha ottenuto un certo successo alla fine degli anni '70 con "Siamo meridionali" e "Uh mammà". Gradualmente convertitosi in autore (ad esempio per Mia Martini e Gianni Morandi), Cavallo ha scritto per Fiorella Mannoia anche "Canto contro".
Negli anni successivi l'interprete romana prenderà le distanze da questa fase del suo percorso artistico e dalle relative canzoni. "Caffè nero bollente" verrà pertanto esclusa dal repertorio: ecco la spiegazione in questa intervista del 1992 al "Corriere della Sera": "Quello è un periodo molto lontano e che io certamente non rinnego anche se non mi sento ancora pronta a portare sul palco quelle atmosfere. Quando ho iniziato a cantare ero giovanissima e non riuscivo a capire molto bene cosa succedeva intorno a me, non c'erano progetti precisi". Solo alla fine del decennio la Mannoia si riconcilierà con la canzone, non di rado utilizzata in alcuni casi come brano d'apertura dei concerti.