- Il brano -
"La canzone è un fresco inno alla donna amata, con un testo giocato su
libere associazioni del pensiero e un incedere ritmico travolgente. Soprattutto
questa ultima caratteristica sarà alla base del successo di questa canzone
in tutto il mondo, trasformando il motivo in un classico del 'made in Italy'
canoro". (Mario Luzzatto Fegiz, critico del "Corriere della Sera")
Come già in "Ti amo", e "Tu", precedenti successi di Tozzi, il titolo "Gloria"
viene utilizzato come un suono, dà la cadenza al brano e lo trascina. E proprio
come "Ti amo" rompeva la scansione ("Tiamoti - amo"), qui il suono viene proposto
in due modi diversi: "Glo-ria, Glo-ri-a". In un'intervista concessa a Radio
Montecarlo, Tozzi ammette che l'utilizzo di nomi di donna - frequente nella
sua discografia - è spesso basato su opportunità fonetiche (cosa che faciliterà
anche una versione solo strumentale del brano, realizzata nientemeno che dalla
London Symphony Orchestra). "Dipende dal suono. Molte volte è anche quello.
Noi facciamo le melodie e poi dopo ci si mette sopra il testo e si cerca anche
la parola che suona… Non è che sia un calcolo - poi, io credo di vivere molto
il mondo della donna, cioè mi piace tantissimo come dimensione perché ritengo
la donna una creatura difficilissima da capire, a differenza di un uomo, che
si svela in molte cose. La donna è molto più affascinante, molto più misteriosa
e ti dà molte emozioni di più di quello che ti può dare un rapporto anche
con un amico". Naturalmente nel caso di "Gloria" c'è una doppia valenza semantica,
legata sia al nome di donna che al sostantivo (un doppio senso, più osée,
si trova anche nella frase "Gloria, manchi alla mia mano che lavora piano").
In ogni caso secondo il cantante nei testi dell'album c'era "qualcosa di più
chiaro - per me, di più vero. Sono sempre testi molto sonori, ma ci sono meno
flashback e più cose concrete". Interessante, anche alla luce della successiva
incrinatura del rapporto, come Tozzi descriveva la prassi che ha originato
tanti successi: "Il rapporto tra me e Giancarlo è un rapporto, credo, esclusivamente
di lavoro. Ci si vede molto raramente. Ci si dà informazioni del tipo 'programmi
di lavoro' e cose di questo tipo. C'è ovviamente una certa intesa che poi
sfocia quando si va a scrivere i testi".