1978, C. Malgioglio-G.P. Felisatti, Ed. Insieme/Pdu

 

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Il mandolino



30 settembre 1978, 26 marzo 2001.
I fans di Mina conoscono bene queste due date.

La prima rappresenta l’ultima apparizione televisiva della cantante, concessasi per la sigla di “Mille e una luce”, programma estivo condotto sulla Rai da Claudio Lippi. La seconda è quella del ritorno, sempre sulla Rai: 90 secondi di immagini girate nel suo studio di registrazione a Lugano, tratti da uno “speciale” di un’ora trasmesso su Internet.
In tale occasione, Andrea Laffranchi ha scritto sul “Corriere della Sera”: “Dopo aver nascosto la sua immagine, dopo averci lasciato solo gli scatti mossi e sfuocati dei paparazzi per cercare di intuire se e come il tempo avesse segnato il suo volto, dopo aver giocato con la grafica sulle copertine dei dischi mascherando i suoi lineamenti, ieri Mina ha regalato anche un primo piano”.
Ma per 23 anni le immagini di “Ancora ancora ancora”, girate alla Bussola di Viareggio (pochi giorni prima di tenervi l’ultimo concerto, datato 23 agosto 1978), sono state le ultime di una cantante che sembrava volersi negare per sempre agli obiettivi televisivi. Per più di due decenni, per capire il “mistero Mina” ci si è aggrappati quasi spasmodicamente a quel’ultimo filmato (peraltro censurato a partire dalla seconda puntata di “Mille e una luce”: furono tagliati alcuni primi piani della bocca, come riferisce il sito ufficiale minamazzini.it sul quale è visibile il file video).
Notevoli le pagine scritte da Chiara Stefani nel volume “Una forza incantatrice” (Euresis) per descrivere come Mina interpreta – e il verbo risulta piuttosto limitato - il brano scritto da Cristiano Malgioglio:
“Nella strofa lo spettinamento, la testa alta abbandonata all’indietro, lo sguardo maliardo e un po’ beffardo. Nel ritornello la mimica facciale e gestuale agisce con le immagini del testo, e lo scuotimento di testa e capelli produce un suono quasi di trance. I tratti fonetici più evidenti sono relativi alla pronuncia delle ‘s’. Il suo ‘sì’ è ‘fsssiii’, il consenso erotico soffiato nell’orecchio. Deve essere del resto davvero esaltante per un uomo sentirsi non solo sensuale – aggettivo riferito solitamente alla donna – ma addirittura ‘scénsciùale’ con l’accento sulla ‘u’, di una carnalità prorompente e dirompente. Ma mi colpisce in particolar modo la parola ‘ancora’, rallentata rispetto al tempo musicale e trasformata in ‘uam-cora’, che rivela un enorme appetito. (…) La ripetizione ossessiva di tutte le parti anatomiche (corpo, braccia, bocca, mani, collo) e la richiesta impellente di azioni corporali più o meno metaforiche (abbracciarmi, amarmi, pigliarmi, farmi morire, restare, consumarmi) indica l’insaziabile, nella confusione totale tra sesso e amore. (…)
 

  La scalata melodica fino al registro medio-acuto è avvolgente e travolgente (…) I dee-jay la chiamano la ‘curva orgasmica’, intendendo una sequenza musicale caratterizzata da un crescendo non solo di altezza ma anche dinamico, fino a un picco massimo finale. La pressione del flusso è quasi eccessiva, il suono è talmente pieno che tende a sfibrarsi, la risonanza è al centro dell’asse bocca-fronte. Il portamento strascicato su ‘an’ o sull’ultima ‘a’ rinforza l’immagine dello spalancamento delle fauci. Nell’intercalare cantato tutto su ‘a’, l’articolazione del fonema ‘aha’ è gestita con la mascella, come una masticazione, e i quattro ‘uh’ finali sono laringei e sporcati, quasi gutturali, come un inghiottimento. Speriamo che riesca a digerirlo tutto”.