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Claudio
Villa e
Iva Zanicchi
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"Nel festival che doveva registrare il suicidio assurdo di Tenco, mi
presi l'ennesima soddisfazione vincendo per la quarta volta a Sanremo
in coppia con Iva Zanicchi. La nostra canzone, che richiamava alla
lontana 'Strangers in the night', il motivo di Sinatra allora sulla bocca
di tutti, si intitolava 'Non pensare a me'".
Nella sua autobiografia "Una vita stupenda" (Mondadori) Claudio Villa
dedica poche righe alla vittoria che, nel 1967, gli permise di raggiungere
Domenico Modugno nella classifica dei vincitori del Festival. Qualche
suggerimento su tanta, insolita concisione (estesa al giudizio sul suicidio
di Tenco) viene dal "Dizionario delle canzoni italiane" (Dario Salvatori,
elleu multimedia), che la definisce: "la meno trasparente delle sue vittorie.
La vittoria parve a tutti una sorta di impuntatura di Villa e nulla più,
e inoltre servì a poco all'Eurofestival, dove non valse più di un undicesimo
posto, facendo fare al reuccio una mezza figura da comprimario; ebbe tuttavia
un buon lancio in Francia grazie all'interpretazione dei Mirelle Mathieu.
A Sanremo la cantò con lui Iva Zanicchi, che certamente la rese più interessante,
anche se inizialmente avrebbe dovuto farlo Aura D'Angelo, cantante genovese
già nella squadra di Villa a Canzonissima, poi sacrificata a logiche discografiche".
Ancora più tagliente con 'Non pensare a me' è il libro "L'Italia di Sanremo"
(Mondadori), nel quale Gianni Borgna scrive: "Nonostante la bravura della
Zanicchi e di Villa, la canzone, che non fa a meno della trovatina ritmica,
tempo quattro quarti ma battuti così, è una canzone piuttosto banale e
insignificante. Riesce difatti a vendere 200.000 copie in tutto, e viene
travolta da 'Quando dico che ti amo' e soprattutto 'Cuore matto' (un milione
di copie vendute, l'ultimo grande exploit della storia di Sanremo)".
Anche se vale la pena sottolineare che 200.000 copie vendute, oggi, farebbero
commuovere qualsiasi discografico, è vero che il verdetto viene seguito
da un certo stupore: una giuria composta per tre quarti di giovani, l'anno
successivo all'esplosione del "beat", finisce col premiare un brano di
impianto più che mai tradizionale. All'uscita del Casinò, i vincitori
vengono fischiati da parte del pubblico. Il settimanale "Bolero" apre
il dibattito: "Il crack di Sanremo XVII ha confermato che la canzone italiana
è malata. Il Festival ha presentato una produzione scadente che ha rivelato
quanto sia grave in Italia la situazione della nostra canzone". Umberto
Bindi, Gene Colonnello, Ezio Radaelli, Bobby Solo, decretano che il problema
c'è. Lo stesso Giovan Battista Ansoldi, discografico di Iva Zanicchi,
ammette: "La canzone italiana è malata perché imita stili stranieri".
Franco Migliacci, paroliere di Morandi e autore di 'Volare', definisce
'Non pensare a me' un brano "inutile". Renato Rascel si dice felice per
Claudio Villa, ma solo Pippo Baudo si sbilancia e sostiene: "La canzone
vincitrice è una bella canzone".
Eros Sciorilli, autore del brano insieme ad Alberto Testa (noto per "Quando
quando quando" e "Un anno d'amore") afferma: "'Non pensare a me' è piaciuta
e quindi ha la giovinezza delle cose attuali e vive. Vi siete mai chiesti
se la mia canzone non sia molto più giovane ed avanti nei tempi di quei
motivi che oggi vanno per la maggiore? Il successo di Sinatra dovrebbe
insegnare qualcosa. E il secondo posto a Sanremo di 'Quando dico che ti
amo', un motivo di genere dixieland anni '30 dovrebbe insegnare pure qualche
altra cosa". In tanto dibattito, forte degli elogi dei critici e dello
stesso Villa, che le riconoscerà un notevole contributo alla vittoria,
interviene lucidamente Iva Zanicchi, che anticipa di almeno vent'anni
le polemiche sullo "stile sanremese" commentando: "E' una canzone da festival.
Interpretandola, Villa si è rivolto al pubblico in genere, io mi sono
rivolta soprattutto ai giovani... Purtroppo la mia gioia è stata offuscata
dalla tragedia di Tenco", conclude la cantante.
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