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Gaber
poche ore prima dell'ingresso in palcoscenico, in completo relax attende
la moglie dal parrucchiere.
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Nel
1966 Giorgio Gaber sembra aver voglia di cose nuove. In tale anno si presenta
al Festival di Napoli, arrivando addirittura secondo (affermazione più
che lusinghiera per un milanese) con la scherzosa "A' pizza".
Sta cominciando a pensare, come si intuisce da un'intervista, ai suoi
futuri, celeberrimi recital (da "Il signor G" a "Polli d'allevamento"):
"La commedia musicale è superata, occorrerebbe una formula nuova, un'idea
originale per inserire in un testo delle canzoni. Ma per adesso non ho
ancora trovato la chiave giusta". Si sente anche in controtendenza dal
punto di vista musicale. "Si tende a dare al pubblico quello che il pubblico
ha già apprezzato. Va lo shake? E allora giù shake. Tutti dietro all'onda.
Il difetto del nostro ambiente è che si osa pochissimo".
In tale situazione si presenta per la terza volta a Sanremo e, nonostante
sia stato uno dei primi a scrivere le proprie canzoni, lo fa come interprete
puro. Con disincantato piglio da "chansonnier", presta la propria voce
a "Mai, mai, mai, Valentina". Il brano non vince, ma entra in finale -
a differenza di quanto capita a un suo celebre amico, Adriano Celentano,
che con "Il ragazzo della via Gluck" viene eliminato.
Al Festival Gaber è affiancato da Pat Boone, l'affermata star americana
degli anni '50. L'interprete di "Love letters in the sand" e "Speedy Gonzales"
è in gara anche con "Se tu non fossi qui", in coppia con Peppino Gagliardi.
Già titolare di uno show televisivo decennale, Boone era già stato in
Italia per partecipare al Musichiere. "Ma non credevo che Sanremo fosse
una cosa così grossa: pensavo che un cantante professionista come me,
abituato ai pubblici più vasti, non dovesse aver paura del palcoscenico",
confesserà in seguito. "Mi stupivo vedendo i miei colleghi italiani che
non mangiavano, prendevano tranquillanti e cose del genere. Poi sono andato
in teatro e sono stato contagiato, mi sono diventate molli le gambe al
momento di andare davanti al microfono". Il suo breve soggiorno italiano
sarà memorabile: acquisterà una Ferrari blu a Maranello, pranzerà con
Enzo Ferrari, e in un solo giorno comprerà dodici maglioni nel centro
di Milano. Ma quel che più conta è che con la sua presenza contribuirà
in modo decisivo al successo della canzone: nella sua versione, "Mai,
mai, mai Valentina" raggiungerà il n.3 e rimarrà in classifica fino al
9 aprile.
La versione di Gaber sarà meno fortunata, ma qualche mese dopo il Festival
il cantautore milanese ammetterà: "Sono rimasto choccato. Modestamente
credevo di aver fatto qualcosa in tanti anni di carriera. Bene, tutto
ciò diventa niente in confronto al risultato sanremese: mi sono sentito
fare tanti di quegli elogi per una canzone che fra l'altro non era nemmeno
mia, che ancora mi chiedo se sogno o son desto".
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