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La
copertina



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Nel
1960 un 22enne Johnny Dorelli (giovane, ma già sulla cresta dell'onda
come vincitore di due festival di Sanremo insieme a Domenico Modugno)
raccontò al settimanale 'Bolero' di come 'Meravigliose labbra'
avesse per lui un significato particolare.
A quanto pare il cantante lombardo aveva ricevuto lo spartito della canzone
il giorno successivo all'inaspettato incontro con una antica fiamma, la
quale lo aveva "gelato" rivelandogli di essersi sposata con
un francese. "Sedetti in camera mia e presi tra le mani parole e
musica della canzone che mi avevano mandato. Il titolo mi colpì:
Meravigliose labbra
sembrava fatto per lei, per Mavì",
scriveva - molto probabilmente 'romanzando' la vicenda (dopotutto all'epoca
non esistevano i videoclip e bisognava arrangiarsi
). "Anche
la canzone sembrava scritta da qualcuno che conoscesse la nostra storia.
Mi misi al piano e cominciai a cantare. Quando giunsi alla terza strofa,
la voce mi tremò: 'Ma passato un giorno te ne vai'. Passato un
giorno Mavì se ne andava davvero. E per sempre. 'E nessuno c'è
che sappia mai quanto grande è stato questo nostro amor', cantai
come in un sogno. Fu allora che piansi".
Secondo il "Dizionario della Canzone Italiana" (elleu multimedia),
la canzone si giovò del fatto che Dorelli all'epoca era "ancora
influenzato da quei grandi crooner americani ai quali cercava in qualche
modo di somigliare
Era un beniamino del pubblico giovane, soprattutto
femminile e un po' ingenuo, al quale si rivolgeva. La canzone era sussiegosa
e lacrimevole, persino un po' invadente, ma a tratti anche suggestiva,
e lui la interpretava in modo un po' supponente ma di grande effetto".
Un'altra versione di tutto rispetto fu quella di Miranda Martino, che
tuttavia incontrò qualche problema con la censura Rai: quelle pur
velate allusioni, pronunciate dalla cantante (per di più una donna
moderna e decisa, piuttosto all'avanguardia, per quei tempi) misero in
imbarazzo i sorveglianti della morale nazionale, e decretarono il successo
della versione "maschile" del pezzo. In effetti, gli autori
avevano intenzionalmente elevato il tasso di sensualità del testo
- uno di loro, Virgilio Sabel, era un documentarista molto interessato
alla sessualità (per quanto si potesse fare nell'Italia degli anni
'50).
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