1957, R.Rascel, Ed. Mascheroni

 

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Renato Rascel

 

 

La carriera di attore di Renato Rascel ha avuto un tale peso da fare spesso ombra a quella di musicista: nel ricordarlo come cantante, molti si concentrano sulle canzoni surreali e comiche, quelle delle commedie musicali (si pensi a "E' arrivata la bufera").

I brani melodici sembrano quasi degli "optional", nonostante tra questi ci siano un successo mondiale come 'Arrivederci Roma' (forse la canzone italiana più nota nel mondo dopo 'O sole mio' e 'Nel blu dipinto di blu') e il trionfo sanremese di 'Romantica'. Probabilmente era Rascel stesso a indurre a tale sottostima, considerandosi prima attore, e poi cantante. A dispetto dei circa trecento brani firmati, ebbe infatti a dichiarare: "Le canzoni le componevo quando potevo. Non che le consideri una parte secondaria della mia attività. Anzi, posso dire che devo proprio a qualche mia canzone se il mio nome ha raggiunto una popolarità addirittura internazionale. Ma questo non toglie che fra cinema, teatro, tv e radio io abbia le giornate sempre occupatissime". In ogni caso, la sua serietà nell'accostarsi alla musica era quasi impressionante: i testimoni del Festival di Sanremo del 1960 rimasero stupiti vedendo come l'artista romano imponeva il suo punto di vista al Maestro Marcello De Martino spiegandogli come arrangiare 'Romantica'. Rascel del resto era severo anche con le sue creature: "Mica tutte le canzoni che scrivo mi piacciono. Una volta ne ritirai una all'ultimo momento dal festival di Napoli, appunto perché risentendola a distanza di tempo non mi piaceva più. Si chiamava 'Strignete 'nu poco a me". (da un'intervista al settimanale "Bolero")

"Vogliamoci tanto bene", del 1957, è uno dei migliori esempi della facilità con cui il beffardo saltimbanco svelava la sua vena romantica. "Sono stato uno dei primi cantautori, ho sempre cantato canzoni mie. Mi solleticò il desiderio di andare controcorrente. Tutti urlavano e io sussurravo, tutti si agitavano e io mi presentavo con la mia figura esile a dichiararmi l'ultimo poeta che sospira alla luna" (G. Governi, L. Settimelli, Canzone Italiana, Armando Curcio Editore, 1990 - citato da www.renatorascel.com).

Cesare Ranucci Rascel, ingegnere del suono nonché leader dei Dream Machine, ha recentemente tenuto dei concerti nei quali ha offerto una rilettura jazz dei brani del padre. Laureato in composizione jazz, così analizza la tecnica utilizzata da Renato per scrivere 'Vogliamoci tanto bene': "La sua struttura musicale e' tipica di quel periodo, il verso e il ritornello non si alternano tra loro come si usa oggi ma si susseguono prima l'uno poi l'altro a seguire una storia. Infatti negli arrangiamenti dell'epoca, una volta raggiunto il climax con il ritornello, non si tornava indietro ai toni più pacati del verso ma al massimo tra un ritornello e l'altro il coro si alternava al solista per l'intonazione del tema principale. Questo era dovuto anche al fatto che la durata media delle canzoni era sui 2 minuti e mezzo contro i 4 minuti di oggi".