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La
copertina del mandolino



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Il
termine dialettale "Cerasella" indica varie cose: un liquore
a base di ciliegie, oppure una varietà di peperoncino.
Molto probabilmente è a quest'ultima accezione che la protagonista
del brano deve il suo nome. Nome che ha un precedente nella canzone: una
"Cerasella" del 1895, scritta da A.Califano e P.Fonzo e presentata
al Festival di Piedigrotta. Destino molto simile, ma successo decisamente
maggiore, per la seconda nata, che venne lanciata al Festival della Canzone
Napoletana ("erede" del precedente) nel 1959 da Gloria Christian,
diva della canzone partenopea, che racconta: "Io avevo non avevo
voluto cantare 'Tuppe tuppe marescià', che venne presa da Maria
Paris. La Paris ci vinse il festival di Napoli. Per questo, l'anno dopo
tutti gli autori andavano da lei. Quando la Paris rifiutò 'Cerasella'
io, memore di quanto successo l'anno prima, dissi subito: 'la canto io!'"
Il brano raggiunse il n.6 della hit-parade. Dario Salvatori, nel "Dizionario
delle canzoni italiane", lo definisce un "esempio di garbo e
buon gusto appartenente a quel nuovo filone che negli anni '50 riuscì
parzialmente a rinnovare la canzone napoletana. Il testo riproponeva i
colori pastello di una Napoli spensierata e bozzettistica, popolata di
ragazze alla Boccasile".
Per tale bozzetto, una duplice firma: una è quella di Eros Sciorilli,
autore nato a Busto Arsizio ma capace di passare con disinvoltura dalla
canzone milanese a quella napoletana. Ma capace anche di ottenere i suoi
maggiori successi - in italiano - a distanza di parecchi anni: nel 1945
con "In cerca di te" (meglio nota come "Solo me ne vo per
la città"), nel 1967 con "Non pensare a me" (che
Claudio Villa e Iva Zanicchi portarono alla vittoria al Festival di Sanremo)
e nel 1971 con "Sono una donna non sono una santa" (il cui testo,
declamato da Rosanna Fratello, fece discutere a lungo
).
L'altro autore è Enzo Bonagura, il poeta di San Giuseppe Vesuviano,
del quale si ricordano "Scalinatella" (lanciata da Roberto Murolo
nel 1948) e "Maruzzella" (primo successo di Carosone, datato
1955). Bonagura fu un protagonista di varie fasi della nostra canzone
- basti pensare che mentre scriveva dei piccoli classici della canzone
dialettale napoletana, contribuiva a delineare la modernità del
giovanissimo Adriano Celentano, scrivendo per lui "I ragazzi del
juke-box" (insieme al succitato Sciorilli). Come scrive Federico
Vacalebre, critico de "Il Mattino" e del pregevole sito "Napolimusic.it",
Bonagura "nei primi anni della sua carriera scrisse soprattutto in
italiano, anche per assecondare le manie autarchiche del Duce: federale
di San Giuseppe Vesuviano, caduto il regime dovette trasferirsi a Napoli.
(
) Della sua produzione sopravvivono soprattutto i brani in dialetto
napoletano. Malinconia nei versi di Bonagura, sì, ma anche tenerezza
e ritmo come in 'Cerasella'. (
) Canzoni napoletane, quelle di Bonagura,
non solo perché in dialetto, ma perché ispirate al mare,
ai luoghi, alle voci e ai mestieri partenopei, come, per esempio, anche
in 'Mergellina'. Tra le sue canzoni in lingua, invece, c'è 'Io
amo tu ami', interpretata da Mina a Sanremo".
Al successo della canzone, come spesso succedeva in quegli anni, fece
seguito un film. "Cerasella" passò alla celluloide grazie
a un soggetto scritto e girato da Raffaello Matarazzo, considerato nel
dopoguerra il re del melodramma cinematografico (tra i film al suo attivo,
"Treno popolare" e "La risaia"). La colonna sonora
venne affidata a Fausto Cigliano; da segnalare, tra gli interpreti, Mario
Carotenuto, Mario Girotti (il futuro Terence Hill), Carlo Croccolo, ma
soprattutto una giovanissima Claudia Mori (futura signora Celentano) al
suo debutto, nella parte della corteggiatissima protagonista.
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