|
||
|
Morbida
melodia adattabile al ritmo del tango, fu composta da Alexandre Derevitsky,
autore di musiche da film attivo in Francia e in Italia (scrisse tra l'altro
molte colonne sonore per i film di Totò). Il testo, stranamente, era di Luciano Luigi Martelli, paroliere noto soprattutto per canzoni in dialetto romanesco: 'Com'è bello fa' l'amore quanno è sera', 'Vecchia Roma', 'Popolanella'. Alla fine del 1936 Derevitsky fu incaricato di scrivere la colonna sonora per un film francese ambientato a Venezia ('A Venise une nuit'), interpretato dall'attrice romena Elvire Popesco e diretto da Christian-Jaque (futuro regista de "La certosa di Parma" e "Fanfan la Tulipe"). Dato che anche il cast era praticamente privo di italiani - anche a causa dei non facili rapporti tra Francia e Italia - si decise di affidare almeno il testo della canzone portante a un italiano: la scelta cadde sull'assai poco veneziano Martelli, che quell'anno aveva composto 'Serenata sincera' e 'Un posticino ar sole' (brano che celebrava le avventure imperialiste di Mussolini). Tutto sommato, Martelli se la cavò bene, lavorando sapientemente sul tema della nostalgia, sempre efficace quando si scrivono canzoni dedicate a una città. Come ha spiegato recentemente in una sua trasmissione Paolo Limiti, "Le canzoni dedicate alle città sono in genere composte da persone nate nella città stessa, ma Venezia rappresenta un'eccezione: chi ha scritto canzoni su Venezia è quasi sempre un forestiero. Nel caso di 'Venezia, la luna... e tu', gli autori erano Derevitski, di origine polacca, e Martelli, romano; e per di più, il brano venne presentato in un film francese Questo tipo di canzone 'cartolina' comunque era molto in voga tra la fine degli anni '20 e gli anni '50: andavano di pari passo col cambiamento della società, e da una parte davano voce al malcontento per il fatto che anche dal punto di vista urbanistico le città stavano mutando profondamente. Ma dall'altra c'era un certo entusiasmo per la modernità. In mezzo, quindi, ben si collocava la nostalgia, ovvero il sentimento che poteva ammorbidire le posizioni tra il desiderio di rinnovamento e il ricordo di ciò che si era conosciuto durante l'infanzia". Vent'anni dopo "A Venise une nuit", il cinema italiano rilanciò la canzone di Martelli e Derevitski con un film che ne prendeva a prestito anche il titolo. Curiosamente, anche in questo caso non c'erano veneziani coinvolti: girato da Dino Risi nel 1958, "Venezia, la luna... e tu" vedeva come protagonisti Marisa Allasio (torinese) e i romanissimi Nino Manfredi e Alberto Sordi - quest'ultimo nei panni assai improbabili di gondoliere.
|