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1935, E.Di Lazzaro-G.Mendes. Ed. Melodi




Il Tigrai è un altopiano roccioso, non particolarmente ospitale e per nulla fertile, in territorio etiope; ancor oggi è una tormentata zona di scontri, a causa della prossimità col confine eritreo. Fu in questa regione, e in particolare nel suo capoluogo Adua, che nel 1896 l’Italia di Crispi regalò all’Africa una delle sue pochissime vittorie sull’Occidente, durante il primo tentativo di conquistare l’Etiopia. Dopo aver ottenuto l’Eritrea con il trattato di Uccialli del 1889, le nostre truppe avevano cominciato a sconfinare nelle terre del Negus Menelik. Seccamente sconfitta nelle battaglie di Amba Alagi, Macallè ed Adua, l’Italia attese quarant’anni per effettuare un secondo tentativo. Nel 1935, grazie anche all’utilizzo dei gas (contro le norme di diritto bellico), il fatidico altipiano (quello dal quale la “bella abissina” Faccetta Nera guardava il mare) fu superato, e Vittorio Emanuele III riuscì a diventare Imperatore d’Etiopia.

La cosa ebbe conseguenze anche sul piano musicale: la conquista ispirò canzoni che irridevano il popolo sottomesso e il suo sovrano (“Povero Selassiè”, “C’era una volta il Negus”), ridevano della condanna della Società delle Nazioni (“Sanzionami questo”, “C’è una bella società”), ed enfatizzavano la misteriosa bellezza delle zone conquistate: Nisa, Redi e Leonardi scrissero “Carovaniere”, mentre Giuseppe Mendes ed Eldo Di Lazzaro composero la più nota “Carovane del Tigrai”.

Come accade in “Faccetta nera”, il brano descrive gli italiani non come invasori, ma come benemeriti soccorritori di “chi giammai conobbe libertà”. Se anche l’esercito tricolore fa echeggiare “il rombo del cannon”, ogni schiavo “ascolta col cuore pieno di emozion”. Le sue preghiere sono state ascoltate: la non meglio precisata “schiavitù” avrà termine, e finalmente il popolo africano potrà “andare incontro alla civiltà”.

Di Giuseppe Mendes, autore di “Fiorin fiorello” e “Tango della gelosia”, è un altro brano di successo ambientato in Africa. Abbinando esotismo ed…erotismo, Mendes scrisse infatti insieme a Vittorio Mascheroni la famosa “Ziki-Paki Ziki-Pu”, canzonetta ricolma di doppi sensi, maschilismo e razzismo.

Il coautore, il prolifico Eldo Di Lazzaro, aveva una predilezione per la canzone regionale (La romanina, Rosabella del Molise, Reginella campagnola) ma quando il Minculpop (il Ministero della Cultura Popolare fascista) chiese agli artisti di esaltare l’avventura coloniale, si cimentò anche con il continente nero. L’esempio più noto è “Sul lago Tana”, in cui, esotico per esotico, la zona africana veniva descritta a ritmo di tango. Del resto, Di Lazzaro aveva una particolare inclinazione per una sorta di paesaggismo cantato – in “Reginella campagnola” dipingeva un quadro idilliaco delle aspre montagne abruzzesi, raccontando dell’”Abruzzo tutto d’or” dove “prosperose campagnole discendono le valli in fior”.

 


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