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"Non
sapevo fare nulla: facevo il romano, e fare il romano era la mia passione.
A Nizza, Parigi, all'Avana, al Messico, a New York, Buenos Aires, a Rio
de Janeiro e nell'interno del Brasile, parlavo romano; cantavo li stornelli
che nissuno, magari, li capiva, ma tutti li applaudivano. Un bel fenomeno.
Allora mi convinsi che nascere romano era una concessione speciale di
Nostro Signore Gesù Cristo".
(Ettore Petrolini)
1932,
E.Petrolini, Natale (alias: Alberto) Simeoni, Ed. Suvini Zerboni
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Il
mandolino
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Petrolini, divo e ineguagliabile
istrione tra le due guerre, è passato alla storia soprattutto come
attore, fantasista e geniale macchiettista, mettendo in secondo piano
il fatto che fu anche autore di numerose celebri canzoni, e non solo
quelle legate ai suoi numeri cabarettistici ("Gastone" e "Ma
cos'è questa crisi", ad esempio), ma anche alcuni capisaldi
del folk capitolino, come "Nannì" e "Tanto pe' cantà".
Quest'ultima, introdotta dal caratteristico, disincantato "parlato"
iniziale (che si ritrova anche in 'Fortunello' e 'Gastone'), caratterizzato
da un accento dialettale esagerato e caricaturale, è diventata
col tempo un autentico "standard" per gli stornelli romaneschi.
Ma a far ottenere al brano un clamoroso e quasi inaspettato successo di
massa fu, nel 1970, Nino Manfredi. Ospite al Festival di Sanremo, l'attore
si propose inaspettatamente come cantante, interpretando il brano di Petrolini.
Nei mesi successivi, lentamente ma inesorabilmente il brano (arrangiato
da Maurizio De Angelis, uno degli Oliver Onions celebri per i brani dei
film di Bud Spencer e Terence Hill) cominciò a salire in classifica,
e ci rimase per diversi mesi.
In quel periodo Manfredi dichiarò: "Era un vecchio disco ritrovato
di Petrolini, il primo artista che vidi in vita mia. Mi ci portò
mio padre maresciallo e da allora mi rimase il segno. Il successo è
stato un caso. Non immaginavo neppure lontanamente un simile exploit.
Comunque, mi fa piacere che il pubblico sappia riconoscere ancora una
bella canzone. Ha 50 anni, eppure conserva ancora una freschezza che la
maggior parte delle canzoni di oggi non ha. ". Ho voluto dimostrare
che quando una canzone è valida, può funzionare anche se
a cantarla sono io. (
) Io non sono un cantante. Mi diverte interpretare
una canzone da attore, ma non so assolutamente cantare. Certo che è
sintomatico che appena arriva un cane come me davanti a un microfono la
gente si entusiasmi subito... Questo vuol dire che anche nel mondo della
musica leggera, come nel cinema, c'è molta improvvisazione. Parecchie
case discografiche mi hanno scritto per sottopormi canzoni da incidere,
qualcuno mi ha addirittura promesso la partecipazione al festival di Sanremo.
In realtà nel mio disco, grazie alle meraviglie della tecnica moderna,
sono riuscito a limitare al massimo le stecche
" (dal settimanale
"Bolero").
Nonostante lo scetticismo iniziale, Manfredi cedette rapidamente alla
tentazione di incidere altre canzoni, a cominciare, pochi mesi dopo, da
'Per grazia ricevuta', tratta dalla colonna sonora del suo primo film
come regista. Seguirono versioni di 'Roma nun fa la stupida stasera',
'Me pizzeca me mozzeca' e altri brani popolari.
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