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"Oggi
si dice canzoni, ma non c'è niente di dispregiativo per me nel
termine canzonette, è un termine che viene da quando cantavamo
'Fiorin Fiorello': venivamo dalla guerra e volevamo solo divertirci, non
era pensabile una canzone che parlasse di politica o altro. Ma cantare
quelle canzoni era bello".
(Luciano Pavarotti)
1939,
V.Mascheroni-P.Mendes, Ed.Mascheroni
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Il
mandolino
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A
lungo ritenuta emblema della canzone disimpegnata, è sicuramente una delle
canzoni italiane più popolari di sempre, tanto che molti la ascrivono
alla tradizione folk - grazie anche alla facile sovrapposizione con i
numerosi stornelli che adottano 'Fiorin fiorello' come incipit.
In realtà venne composta da Mendes e Mascheroni, che avevano stretto un
fruttuoso sodalizio a partire da 'Tango della gelosia', 1930. Più precisamente,
fu Vittorio Mascheroni, all'epoca già famoso per 'Bombolo', 'Lodovico',
'Adagio Biagio' e tante altre, ad elaborare l'idea portante del brano
nel 1936.
Dopo un viaggio in Trentino, quella che era nata come una ninna nanna
per la bambina del futuro autore di 'Papaveri e papere' si trasformò gradualmente,
dopo qualche passeggiata nella campagna che circondava Trento, in un quadretto
che, come dice il Dizionario della Canzone Italiana (elleu multimedia),
"nasceva negli anni della disillusione contadina, e si proponeva di raccontare
come il deludente impatto con la città, da parte di chi abbandonava la
campagna, provocasse nella maggior parte dei casi la nostalgia per quel
paradiso perduto".
In pratica, il ricco filone cui appartenevano anche 'Reginella campagnola',
'Campane', 'Amor di pastorello', 'Rosabella del Molise', 'Se vuoi goder
la vita'. Infatti, mentre in quel periodo brani come 'La piccinina' o
'La gelosia non è più di moda', firmati da Mario Panzeri, rappresentavano
un'adesione entusiasta allo stile di vita moderno e metropolitano, il
regime fascista incoraggiava gli autori a celebrare quei valori rurali
che in quel momento erano in sintonia con le direttive del periodo autarchico.
L'idea di fondo era che la vita in città non era sana, e l'Italia aveva
bisogno di gente che lavorava la terra, resistendo ai modelli anglosassoni
- specialmente quelli femminili: donne il meno possibile emancipate, comprese
nei ruoli di contadine, mogli e madri. Mascheroni e Peppino Mendes all'epoca
non erano certo tra gli oppositori del governo, visto che avevano da poco
pubblicato la fieramente fascista 'Indovinalo un po'' e l'apologia (un
po' scollacciata) del colonialismo 'Ziki-paki Ziki-pu' (curiosamente,
negli anni '50 il comune amore per i 'nonsense' e le canzoni leggere portò
Mascheroni a collaborare proprio con colui che più volte fu accusato di
scrivere le canzoni della 'fronda' antifasciste, Mario Panzeri: i due
firmarono 'Casetta in Canadà' e 'Papaveri e papere').
Pertanto quando vide definitivamente la luce, nel 1938, la ninna nanna
scritta da Mascheroni si era trasformata grazie a un testo che rifletteva
i valori succitati. A portarla al successo per primo fu Alfredo Clerici,
calzolaio di Vigevano che aveva vinto un concorso dell'EIAR (la futura
Rai), e noto in America come "Mr. Fiorin Fiorello" così come Modugno sarebbe
stato "Mr. Volare" (quando Mascheroni compose 'Fiorellin del prato' pensò
subito a lui come interprete). La popolarità della sua versione tuttavia
venne quasi eclissata da quella di Claudio Villa quando negli anni '50
il "reuccio" prestò la propria ugola al brano. Tra le innumerevoli versioni
degne di nota, è il caso di segnalare anche quella di Clara Calamai in
una scena-chiave del film 'Ossessione' di Luchino Visconti, con l'attrice
che, interpretando una moglie insoddisfatta, carica il brano di sfumature
ironiche. Ha fatto discutere inoltre, nel maggio 1999, un duetto nell'ambito
del Pavarotti International, con il tenore impegnato a proporre agli spettatori
di tutto il mondo 'Fiorin fiorello' insieme alla cantante cubana Gloria
Estefan.
"Non esiste che un grande tenore si metta a cantare 'Fiorin Fiorello'",
ha dichiarato espressamente Vasco Rossi, dando voce a quanti hanno visto
nell'episodio una sorta di sacrilegio. "Nei miei dischi passati cantavo
già 'Fiorin fiorello' e 'In un vecchio palco della Scala', ricordiamoci
che Beniamino Gigli propose 'Papaveri e papere' al Festival di Sanremo";
si è difeso Pavarotti; "Queste sono cose che il tenore ha sempre fatto
e il pubblico ha sempre amato".
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